nell’ambito del
Lazio Musica Sacra Festival 2025
in collaborazione con la Parrocchia di S.Giacomo in Augusta
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ROMA, Chiesa di S. Giacomo in Augusta
venerdì 30 maggio, ore 18:00
"Ars Cantandi"
musiche di : Giacomo Carissimi e Canto gregoriano
Andrea Coen, organo
Cappella Musicale di San Giacomo
Flavio Colusso, maestro di cappella
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> GLI ARTISTI 2025
L’organo ’canta’ e il barocco romano viaggia in Europa.
Nella Chiesa di San Giacomo in Augusta – luogo fin dal Medio Evo fortemente significativo per la tradizione del pellegrinaggio e dedicato alla cura dei malati e pellegrini che giungevano a Roma dalla porta Nord della città – si svolge il primo dei concerti del ciclo “Exultate, jubilate! Concerti giubilari nel Lazio” organizzati da Musicaimmagine ETS nell’ambito del “Lazio Musica Sacra Festival 2025” realizzato con il contributo della Regione Lazio.
In programma l’integrale della raccolta organistica “Ars Cantandi” di Giacomo Carissimi [Marino, 1605 - Roma, 1674], che Andrea Coen esegue sull’organo antico della Chiesa, alternato al Canto gregoriano - radice e lingua della liturgia e della musica sacra occidentale - eseguito dalla Cappella Musicale di San Giacomo.
L’ARS CANTANDI rappresenta una fonte di grande interesse non solo per lo studio della prassi vocale barocca, ma anche per la comprensione del ruolo centrale che l’organo rivestiva nella liturgia e nella didattica musicale del Seicento. L’Opera – il cui originale, come tutti i manoscritti di Carissimi, è andato perduto - è stata pubblicata postuma in Germania, tradotta in lingua tedesca probabilmente da uno o più dei numerosi allievi del Maestro al Collegio Germanico-Ungarico e più volte ristampata, fino a Settecento inoltrato. La presenza di brani organistici all’interno di un trattato prevalentemente dedicato al canto riflette l’unità funzionale tra voce e strumento, tipica della musica sacra dell’epoca, dove l’alternanza tra canto e versetti organistici (prassi dell’alternatim) era comune. I versetti organistici, le toccate e le fughe contenuti nel Trattato non sono meri esercizi tecnici, ma veri e propri esempi stilistici, modellati su una tradizione italiana che unisce espressività retorica e disciplina contrappuntistica. La loro semplicità apparente nasconde un impianto strutturale ben codificato, affine a quello di Frescobaldi, ma reso forse più accessibile per scopi pedagogici. Ciò suggerisce che l’opera fosse destinata a studenti desiderosi di apprendere non solo il canto, ma anche le basi della musica da tastiera liturgica secondo i criteri italiani. L’inclusione di parti organistiche in un trattato come questo ha anche un valore culturale più ampio: documenta l’esportazione del modello musicale romano in area germanica, grazie alla rete educativa dei collegi gesuitici e in particolare del Collegio Germanico-Ungarico. Attraverso testi come questo, il gusto e la tecnica italiana del “Maestro dell’Europa Musicale” venivano trasmessi a generazioni di musicisti influenzando la musica del Nord Europa. In definitiva, l’Ars Cantandi non è solo una guida per il “bel cantare”, ma un trattato integrato di stile, dove voce e strumento concorrono a formare un’estetica musicale completa, incarnata nell’insegnamento carissimiano. È una testimonianza preziosa del modo in cui la musica veniva appresa, interiorizzata e spiritualmente vissuta nel barocco romano e, attraverso i suoi allievi, nel resto d’Europa.
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