ROMA, sabato 19 luglio 2025
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ROMA, TEATRO TORLONIA
sabato 19 luglio 2025 - ore 20:00
Le canzoni di Ghisola. Lettere di fuoco... fuoco alle lettere
"Teatro epistolare" per voci e strumenti
ispirato al carteggio tra Eleonora Duse e Gabriele d’Annunzio
libretto e musica di : Flavio Colusso
in collaborazione con
Fondazione Teatro di Roma
Maria Chiara Chizzoni, cantante-attrice
Flavio Colusso, direzione e regìa
Ensemble Seicentonovecento
Marco Rogliano, violino
Matteo Scarpelli, violoncello
Alberto Galletti, pianoforte
Silvia De Palma, direttore di produzione
Renato Giuliani, assistente alla regìa
nell’ambito delle celebrazioni del centenario della morte di Eleonora Duse [1858-1924] - #EleonoraDuse100
Il ’Fuoco’: tra ’Il Lauro del Gianicolo’ e ’Le canzoni di Ghisola’
Alla morte della Duse, le lettere che Gabriele d’Annunzio scrisse alla grande attrice fin dal 1892 furono date alle fiamme dalla figlia Enrichetta. Tra i pochi fogli superstiti, un telegramma del 1934 a questa indirizzato: «Alla vostra lettera del cinque decembre io risposi con una coraggiosa e intera confessione; ma non la mandai perché mi fu confermata la distruzione delle mie lettere a Ghisola, che è un ingiustificabile delitto contro lo spirito. Quelle tante pagine erano la più alta testimonianza di nobiltà per me e per l’amata. Non è vero che ne riceveste l’ordine da lei. Giuro che non è vero. Ella è sempre accanto a me e parla senza parole». D’Annunzio, invece, conservò le numerose e controverse Lettere ricevute dalla celebre tragica: da queste prende spunto la drammaturgia della nuova opera di Colusso e dalle vicende narrate dall’imaginifico nel suo romanzo "Il Fuoco" (1900) in cui, nella parabola della complessa e tempestosa relazione dei due protagonisti si adombrano le figure dello stesso d’Annunzio e della Duse.
Nel 2013 il soggetto è stato trattato da Flavio Colusso nella sua opera in due atti Il Lauro del Gianicolo: morte di Riccardo Wagner a Venezia, realizzato in occasione del 150° dannunziano e del 200° wagneriano.
In scena, nel "Teatro epistolare" Le canzoni di Ghisola. Lettere di fuoco... fuoco alle lettere, una cantante-attrice dialoga con i fantasmi dei suoi personaggi - «Non la donna, mille donne sento dentro di me» - e con le immagini evocate dai ricordi e conflitti interiori dei lunghi anni della relazione con il Vate con il quale, tra il 1896 e il 1904, fu legata da un ‘patto d’alleanza’ «per riportare in scena l’essenza poetica della vita». Nella stanza: letto, scrittoio, specchio, libri sparsi anche a terra, bauli, una statua antica, «Fiori freschi, bellissimi […] un bel fuoco acceso»; di tanto in tanto l’Artista si china su un vaporizzatore per aspirare camomilla o catrame per curare la sua gola malata. «Gabri / Non sono né bella – né giovane – né allegra – né obliosa – / Non oblierò mai le ore dolci e di speranza – di vita e d’arte – e di nobile pena che ho vissuto accanto a te – pel tuo lavoro – e che ancora m’incantano!».
Il ‘gesto’ stesso della grafia dusiana suggerisce effetti di pittura scenica e mimica: le sue lettere «buttate giù durante l’intenso lavoro interiore, ritmate frase per frase, con gli incisi sottolineati, con i numerosi a capo, [scrive Olga Signorelli, amica, medico e biografa della Duse] temo saranno pienamente intese soltanto da coloro che hanno avuto con lei familiarità di vita o di lavoro. Forse essi soltanto potranno rivivere […] la viva vibrazione del suo spirito, riunire l’impareggiabile voce nelle sue modulazioni e accenti, che traduceva la sua maniera di tuffarsi in un personaggio, o in una situazione […] e cogliere le sottintese intenzioni dell’anima sua».
«Tutti quelli che han sofferto e vissuto prima di me, oggi rivedo in me. […] Vi ho incontrati! Ho creduto nella bella luce che viene dall’anima e forma l’intelletto. – Non vogliatemene se non posso più seguirvi. … io ho sempre udito e sentita la pena vostra, ascoltate la mia – fate di comprendere. – C’è il sole stamane. – La felicità esiste, quelque part, nel mondo, nel cuore nostro, che è il solo mondo tangibile! […] … Sono uscita un momento, sono andata a cercarmi, per me, un rametto d’olivo. Tutta la mia vita randagia mi s’è smossa in cuore toccando quel rametto d’olivo. La pace esiste! / Domani, ma oggi no, domani partirò. / Ogni libro, ha una pagina, ultima… / Il lavoro di Lui fu benedetto, e benedico la sua vita. Ma, io, non posso più far nulla, forse… e dico addio …».
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